"Bici e allenamento sono una sfida continua. Così ho superato anche la mia malattia."

Intervista a Michele Grieco, atleta di Obiettivo3

All’età di soli 12 anni gli viene diagnosticato un tumore osseo alla gamba sinistra, che lo obbliga ad un lungo percorso di cure e a convivere con una protesi. I medici lo convincono che non potrà mai più praticare sport. Poi, nel 2018, conosce Alex Zanardi e la sua Associazione, Obiettivo3. È l’incontro che gli cambia la vita. 

Michele Grieco 1

Inizia a pedalare e non si ferma più. Lui si chiama Michele Grieco, classe 1990. Il prossimo 18 giugno parteciperà, sulla sua speciale bicicletta, alla Sportful Dolomiti Race sul percorso medio di 121 km che si snoda tra le montagne del Veneto e del Trentino, con 3200 metri di dislivello.
 
L’incontro con Alex Zanardi mi ha cambiato la vita, da lì è cominciato tutto”. Con la voce emozionata Michele racconta il giorno in cui tutto ebbe inizio. Quello del riscatto, della rinascita dopo la malattia, quello in cui capì che superare le ‘barriere’ mentali e fisiche della disabilità è veramente possibile. 
Il mio è stato un percorso strano” ricorda. “Nel 2002, appena adolescente, mi viene diagnosticato un tumore osseo alla gamba sinistra che, però, aveva attaccato anche i tessuti. Mi asportano il 60% della muscolatura e mi installano una protesi, dicendomi che non avrei mai più potuto praticare sport. Il nuoto ed il ciclismo sì, ma a me allora la bici non piaceva proprio, la consideravo solo fatica. Poi, quando ti obbligano a fare qualcosa...”. 

Michele abbandona, quindi, l’idea di praticare sport, ma presto il dolore alla gamba inizia a farsi sentire. Per caso, anni dopo, si imbatte nel documentario “A Forza di Braccia”, che racconta la storia di Alex Zanardi nel suo percorso verso l‘Ironman di Kona. “Mi sono detto: è una vera follia ma se ce l’ha fatta lui, che è senza gambe, perché non posso farcela anche io?  Così ho iniziato ad allenarmi per il triathlon: nuoto, bici e camminata veloce, perché non potevo correre”.
 
Nel frattempo, sua moglie Sara, di nascosto, manda una candidatura all’associazione Obiettivo3, un progetto voluto proprio da Zanardi, che punta ad appassionare e coinvolgere nella pratica sportiva atleti disabili. “Ci convocano a Padova – prosegue Michele – la cosa non mi piaceva affatto, era lì che da piccolo mi sottoponevo alla chemioterapia”. Tuttavia, il ragazzo si convince. “Per una persona che ha una disabilità invisibile come la mia – precisa - è difficile spiegare quanta fatica si faccia a praticare uno sport, soprattutto all’inizio. Obiettivo3 ha saputo vedere le mie potenzialità. Da quel giorno avrò saltato 5 allenamenti in tutto. Mi è nata quella cosa dentro che non sai bene cosa sia, ma che ti fa andare avanti. Perché la passione è un po’ come l’amore, si subisce. Vai e pedali. Alla fine di ogni gara, quando mancano gli ultimi 15 km penso, basta, questa è l’ultima. Poi, però, taglio il traguardo e mi iscrivo a quella successiva”. 

Michele Grieco Obiettivo3

Il più grande insegnamento di Zanardi? Mi disse: nella vita puoi perdere tutto ma alla fine resti sempre con te stesso. C’è ancora qualcosa che si può fare, sempre. Lui mi ha dato questa fiducia. Non di riuscire a farlo, ma di sognarlo. Mi ha fatto vivere un sogno in una piccola azione. Ho cominciato con 50 km in bicicletta. Allora mi sembrava impossibile. Piano piano il sogno è cresciuto e oggi spero di riuscire a finire la Sportful in meno di 4 ore e 45 minuti, per migliorare il mio tempo. Poi, ancora una volta, alzerò l’asticella: il prossimo anno voglio tornare a fare Ironman, quello da cui sono partito. Ne ho già fatti tre, ma in staffetta. Il prossimo, intendo portarlo al traguardo completamente da solo. L’obiettivo non è vincere la medaglia. Quello che ti tiene in movimento è il sogno, il percorso che ti ha portato lì, come l’allenamento”.

Passione ma anche sacrificio. “Mi alleno 6 giorni a settimana – puntualizza Michele – ma non tutti sono uguali. Ogni tanto anche io vorrei fare qualcos’altro, però so che ho quelle due ore e devo incastrarle. Affronto l’allenamento con il set mentale con cui ho superato la malattia. I medici allora me la fecero vivere come una sfida. Vado faccio la chemio e torno dopo due settimane. Oggi con gli allenamenti è lo stesso. Salgo in bici, sono due ore di fatica, un tempo limitato, posso farcela. Certo, gli allenamenti mi piacciono molto di più! Anche l’alimentazione conta tantissimo, non solo la quantità ma soprattutto la qualità di quello che mangi. Se vuoi portare al massimo la prestazione devi ovviamente stare attento alla nutrizione, che deve essere specifica. In questo mi aiutano tantissimo anche gli integratori”. 

Infine, un consiglio ai ragazzi disabili che si avvicinano allo sport. “Quando li incontro cerco di trasmettere loro ciò che ho imparato con Obiettivo3: quello che ci è capitato non si può cambiare. È andata così. Al contrario, si possono modificare le reazioni, non guardando quello che è stato, ma quanto ancora si può fare con quello che si ha”. In bocca al lupo Michele. 

 

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